Studio Privato - Via Ardea, 27, 00183 Roma RM
Studio di Fisioterapia Osteopatia - Largo Leonardo da Vinci, 18, 05016 Ficulle TR
VIENE UTILIZZATA PRINCIPALMENTE PER:
IL SISTEMA RIFLESSO DELL’ORECCHIO E L’AURICOLOTERAPIA
1. Prospettive storiche
2. Paul Nogier e la medicina auricolare
3. Contributo cinese
4. Recenti esperienze e Evidence Based Medicine
5. Microsistemi e olografia
6. Embriologia e neurologia
7. Neurofisiologia e inibizione del dolore
8. Anatomia e corrispondenze
9. Indicazioni e controindicazioni
10. Principi di trattamento
11. Metodologia di applicazione
12. Conclusioni.
L’auricoloterapia è un sistema di diagnosi e trattamento basato sulla normalizzazione delle disfunzioni corporee attraverso la stimolazione di punti localizzati sull’orecchio da cui dovrebbe derivarne un miglioramento del dolore e dei disturbi.
L’auricoloterapia è una tecnica di tipo riflessogeno. Le cellule delle zone appartenenti a microsistemi riflessi potrebbero contenere informazioni provenienti dall’intero organismo e creare centri di organizzazione regionale che rappresentano differenti parti del corpo. Si ipotizza il coinvolgimento di circuiti neuronali attraverso il reclutamento di più cellule corticali che individuano differenti parti e funzioni del corpo. L’orecchio può essere comparato ad una unità di controllo a distanza che produce pronunciati cambiamenti in tutto il sistema di riferimento, cioè nella totalità del corpo.
La medicina auricolare si è sviluppata negli ultimi 50 anni come microsistema coerente e definito. Nella pratica clinica l’orecchio può essere utilizzato da solo o in combinazione con l’agopuntura corporea per alleviare dolori e disfunzioni mediche attraverso la stimolazione manuale, oppure con l’applicazione di semi di Vaccaria, di aghi intradermici, di sferette magnetiche. Gli effetti clinici dell’auricoloterapia possono essere protratti nel tempo e potrebbero costituire una significativa opzione aggiuntiva a disposizione di terapisti, agopuntori e medici.
Fin dai tempi più antichi l’uomo si è accorto dell’effetto antalgico (diminuzione o scomparsa del dolore) ottenuto con pressione, o altre stimolazioni, di alcuni punti o zone del corpo lontani dalla zona d’origine del dolore.
Sappiamo che rudimentali forme di agopuntura erano praticate fin dall’Età della Pietra in molte parti del mondo. Schegge di pietra o bambù, spine di pesce e finalmente svariate misure di aghi metallici si sono avvicendati nel corso della lunga storia di questa pratica medica. La testimonianza più antica dell’utilizzo della riflessologia ci viene dalle cicatrici dall’uomo mummificato di Similaun (Italia) che mostrano cauterizzazioni su punti indicati per la lombalgia e la degenerazione artrosica.
Gli Eschimesi utilizzano tutt’ora delle schegge acuminate di pietra; alcune tribù dell’Amazzonia brasiliana sparano piccole frecce con cannucce, mentre i Bantu del Sud Africa graffiano certe aree della pelle per trattare vari disturbi.
Anche l’utilizzo dell’orecchio come strumento di diagnosi o trattamento di dolori e disfunzioni è stato praticato fin dall’antichità.
Le donne Egizie che non volevano più avere figli si facevano forare o cauterizzare un determinato punto dell’orecchio.
I navigatori del Mediterraneo si foravano il punto centrale del lobulo con un orecchino d’oro per incrementare la loro acuità visiva. Questo punto del lobulo corrisponde al punto “Occhio” del modello contemporaneo.
Ippocrate (V sec. A.C.), padre della medicina occidentale, riporta la pratica di far sanguinare alcune venule dietro il padiglione esterno dell’orecchio per trattare l’impotenza. Galeno diffuse la medicina Greca nella cultura Romana e riportò il valore curativo della scarificazione dell’orecchio esterno.
Dopo la caduta dell’impero l’antica tradizione medica fu preservata dal mondo arabo e persiano. Gli antichi guaritori Persiani erano noti per cauterizzare l’orecchio nel trattamento della sciatica.
Allo stesso modo questa pratica viene utilizzata ai nostri giorni dalle tribù nomadi dell’Arabia e dai nomadi dei Balcani.
La cauterizzazione auricolare fu utilizzata sporadicamente durante il Rinascimento.
Il dottor Zacatus Lusitanus (Portogallo) nel 1637 descrisse per primo nel dettaglio la cauterizzazione auricolare per la sciatica.
Il chirurgo Antonio Maria Valsalva (Italia) fece la prima moderna descrizione anatomica dell’orecchio e nel 1717 descrisse il trattamento per analgesia dentaria tramite scarificazione di un punto del antitrago.
Tra il 1600 e il 1800 i mercanti e i medici della Compagnia delle Indie Olandesi portarono l’agopuntura, la moxibustione e le altre tecniche della medicina cinese in Europa.
Nel 1810 Ignazio Colla (Italia) riconobbe gli effetti a distanza che la stimolazione dell’orecchio aveva sul resto del corpo, e testimoniò della eclatante risoluzione di un dolore alla gamba di un uomo a seguito di una puntura di vespa sull’antelice.
A metà ‘800 in Francia si cominciarono a pubblicare numerosi articoli medici sul trattamento della sciatica tramite l’utilizzo della cauterizzazione auricolare.
Negli anni seguenti questa pratica fu abbandonata per la mancanza di basi scientifiche. Riprese credito nel 1950 grazie ai lavori di ricerca del Dr. Paul Nogier (Francia) che investigò il fenomeno su larga scala dopo aver riconosciuto i segni della cauterizzazione del punto della sciatica in numerosi pazienti trattati da Madame Barrin che riportavano spettacolari successi sia in condizioni acute che croniche. Iniziò la ricerca dei punti dell’orecchio dolenti alla palpazione e li mise in corrispondenza con zone e organi dolenti del resto del corpo. Attraverso il trattamento con aghi studiò gli effetti su diverse aree del corpo. Soprattutto Nogier ebbe la grande intuizione di immaginare un homunculus dell’orecchio come rappresentazione della correlazione anatomica tra orecchio e corpo, che aprì un universo di nuove possibilità di ricerca.
Nel 1956, al Congresso Internazionale di Agopuntura di Marsiglia presentò il suo lavoro. Attraverso centinaia di investigazioni si riconosceva uno schema nel quale dolori e disturbi corporei erano rappresentati come in un “feto invertito”. In questo modello la testa e le sue strutture fisiche e sensoriali sono rappresentate nel lobo, la colonna vertebrale è lungo l’antelice dispiegandosi dal basso verso l’alto, i visceri toracici nella conca inferiore e quelli addominali nella conca superiore. Questa rappresentazione somatotopica è molto simile all’omuncolo della corteccia sensoriale del cervello.
Nel 1965 il Dr. Nogier arricchì i suoi studi con la scoperta del segnale autonomo vascolare (VAS). Egli rilevò delle modificazioni della frequenza del polso radiale associabili alla stimolazione di determinati punti dell’orecchio. Questo segnale permetteva di acquisire informazioni diagnostiche più precise e conseguentemente un trattamento più mirato. L’operatore dovrebbe riconoscere se il problema si presenta in Fase 1, 2 o 3. Nogier notò che la malattia progrediva dalla Fase I (+ Fase IV) (acuta) alla Fase III (sub-acuta o degenerativa) o alla Fase II (cronica). Il recupero progredisce nelle opposte direzioni.
FASE I. La Fase 1 corrisponde alla somatotopia del feto invertito e lo schema di questi punti riflessi concorda con quello cinese. I tessuti e gli organi indicati corrispondono a quelli del corpo fisico e vengono utilizzati per la maggior parte delle condizioni patologiche e delle disfunzioni somatiche. Indicano situazioni acute e stati infiammatori.
FASE II. Lo schema della Fase 2 corrisponde all’uomo eretto. E’ utilizzata per trattare le condizioni croniche che non hanno risposto con successo al trattamento dei punti della Fase 1. Rappresenta le reazioni psicosomatiche e le connessioni neurofisiologiche degli organi. Corregge le disfunzioni del sistema nervoso centrale e la confusione mentale che contribuisce agli aspetti psicosomatici del dolore e alle patologie croniche.
FASE III. E’ lo schema meno utilizzato e rappresenta l’uomo orizzontale. Può essere molto efficace per risolvere condizioni insolite o le reazioni idiosincratiche. Coinvolge il metabolismo basale delle cellule e corregge la disorganizzazione dei tessuti. Corregge i campi elettromagnetici che circondano le cellule, i tessuti e gli organi.
FASE IV. Sul lato posteriore dell’orecchio si trova la rappresentazione dell’uomo capovolto. Si tratta essenzialmente dello stesso schema della Fase 1, ma che agisce più sugli aspetti muscolari, essendo più correlata al tessuto mesodermico dell’orecchio posteriore, laddove la Fase 1 è più indicata per gli aspetti sensoriali del dolore.
Con un’identificazione corretta dei punti e della Fase appropriata, la risposta positiva al trattamento sembra essere più duratura.
Sebbene antichi testi Cinesi citino l’orecchio in relazione a diversi canali di scorrimento del “Qi” o energia vitale, e alcuni punti venissero trattati empiricamente per certi disturbi, nessun approccio sistematico dell’utilizzo diagnostico e terapeutico dell’orecchio è giunto fino a noi.
La teoria della Medicina Classica Cinese sostiene che l’orecchio appartenga alla sfera energetica del Rene, che tradizionalmente è considerato come un insieme multifunzionale che comprende anche l’apparato riproduttivo. Nel Rene è conservato il patrimonio genetico come in un forziere che fornisce le potenzialità energetiche dell’intero organismo nel corso della sua esistenza. Il Rene è quindi la sede della vitalità e della forza di volontà. Nutre il midollo spinale ed il cervello, oltre a regolare il metabolismo dell’acqua e la distribuzione dei fluidi corporei. Si apre nell’orecchio e sostiene la funzione uditiva. Il feto rappresentato nell’orecchio è quindi una immagine significativa della materializzazione delle informazioni ereditate, trasmesse e realizzate tramite il Rene e il sistema nervoso.
Fu dopo aver appreso gli studi di Nogier nel Congresso del ’56 che i Cinesi iniziarono studi intensivi e incorporarono l’auricoloterapia nel loro sistema medico tradizionale, che proprio in quegli anni veniva sottoposto ad una importante rivalutazione. Iniziarono massicci lavori di ricerca, praticantato e insegnamento attraverso tutta la Cina estendendo enormemente l’utilizzo e la conoscenza degli effetti di questa metodica.
Il Team di Ricerca sull’Auricolopuntura dell’Armata di Nanchino verificò in poco tempo la corrispondenza tra punti dell’orecchio e relativi disturbi in circa 2000 pazienti e ne seguì l’evoluzione terapeutica (bibl). Già nel 1958 fu pubblicata una mappa auricolare molto simile a quella di Nogier e l’auricoloterapia divenne pratica diffusa tra i “medici scalzi” della Rivoluzione Culturale.
L’auricoloterapia è la metodica di microsistema più diffusa e praticata. Negli ultimi decenni la relazione tra orecchio e organi corporei è stata apprezzata anche da numerosi medici e operatori sanitari convenzionali.
Forse l’aspetto dell’auricoloterapia che ha avuto il più grande impatto è quello nei riguardi della intossicazione e dipendenza. Sviluppato nel 1973 da due medici di Hong Kong, il trattamento dell’orecchio può significativamente riabilitare coloro che sono dipendenti da droghe e da alcool. Negli ultimi 20 anni numerosi operatori sanitari e medici hanno imparato ad utilizzare l’auricoloterapia sia contro la riabilitazione da droghe che contro il dolore e le disfunzioni mediche. Attualmente negli Stati Uniti ci sono più di 300 centri di disintossicazione da droghe che comprendono nei loro programmi l’auricoloterapia. (Soliman 1999).
Deformità dell’orecchio sono collegabili a situazioni di agenesi del rene. Si è rilevato con frequenza che pazienti con malattie coronariche mostrano di avere delle creste sul lobo proprio nell’area identifica da Nogier come zona delle cardiopatie croniche. Questi studi clinici in doppio ceco hanno mostrato che la presenza di una cresta che corre diagonalmente dalla tacca intertragica verso il fondo del lobo hanno più capacità predittive dell’evento di un problema coronarico rispetto al livello di pressione del sangue o il livello di colesterolo (Lichstein e Mehta & Homby su New England Journal of Medicine, 1974).
Una pietra miliare nella storia di questa metodica è la sperimentazione, eseguita in doppio ceco, da Terry Oleson e il suo gruppo di ricerca dell’Università della California, che ha ridefinito il modello auricolare, verificando la corrispondenza tra problemi muscolo-scheletrici e zone identificate da Nogier e confermandoli nel 78% dei casi (Oleson 1980). Nel 1996 Oleson pubblicò la prima edizione del suo Manuale di Auricoloterapia che riassume lo stato dell’arte, comparando le mappe e gli studi Europei e Cinesi.
Le ultime ricerche basate sull’evidenza clinica, ovvero con studi a doppio ceco, randomizzati e controllati, stanno confermando l’efficacia dell’auricoloterapia soprattutto nel trattamento del dolore, sia acuto che cronico (Greif 2002; Alimi 2003; Sator-Katzenschlager 2003, 2004, 2006); Usichenko 2005; Gori & Firenzuoli 2005; Barker 2006; Taguchi 2007), e dei disordini legati all’ansietà (Wang 2001; Karst 2007). La sindrome del colon irritabile, l’obesità, la cessazione del fumo, l’astinenza da alcol e da abuso di altri tipi di sostanze stanno ancora aspettando una conferma definitiva.
La ricerca di base sta cercando di spiegare gli effetti dei riflessi terapeutici indotti dall’agopuntura auricolare. Si è visto che l’analgesia prodotta dalla stimolazione auricolare trova corrispondenza nell’analgesia prodotta a seguito di somministrazione di oppioidi in quanto entrambe sono disattivate dall’antagonista degli oppiacei naloxone. Questo comportamento suggerisce l’importanza del ruolo dei sistemi endorfinergici per capire i meccanismi sottostanti all’analgesia auricolare (Oleson 2002). La stimolazione dell’orecchio nelle persone sane è associata al cambio di attività nel sistema nervoso simpatico e parasimpatico (Haker 2000).
L’organizzazione di microsistema significa che l’intero sistema corpo è rappresentato all’interno di una sua piccola porzione. Il microsistema riproduce il modello dell’intero. Questa analogia è stata utilizzata innumerevoli volte nel corso dello sviluppo del pensiero filosofico e scientifico orientale e occidentale.
Altri microsistemi comunemente impiegati includono i piedi, le mani, i polsi, il cranio e l’iride.
Nel 1991 Michael Talbot, nel suo libro “Tutto è uno, l’universo olografico”, ha suggerito come la tecnologia dell’ologramma può servire da modello per molti fenomeni inspiegabili, compreso il microsistema somatotopico trovato sull’orecchio esterno.
L’ologramma è una immagine creata con una combinazione di due raggi laser che è possibile riprodurre solo con un altro fascio di luce laser. Su una lastra bidimensionale è possibile ammirare una rappresentazione tridimensionale del soggetto, semplicemente camminandoci intorno.
L’altro aspetto intrigante, che ci riguarda più nello specifico, è che se si rompe una lastra olografica, ogni sua parte contiene l’immagine completa del soggetto fotografato.
Il neurobiologo Karl Pribram usò il modello olografico per spiegare gli esperimenti della ricerca che dimostravano che la memoria può essere immagazzinata in molte parti del cervello, come se i singoli neuroni delle diverse parti del cervello avessero una immagine di ciò che l’intero cervello potesse ricordare. Secondo questo modello le memorie non sono stipate (encoded) in piccoli raggruppamenti di neuroni, ma in schemi di impulsi nervosi che attraversano l’intero cervello. Questa mappa cerebrale è simile al modo in cui gli schemi di interferenze della luce al laser attraversa l’intera area di un pezzo della lastra olografica.
La teoria olografica spiega anche come il cervello umano possa immagazzinare così tanta memoria in uno spazio così piccolo: si stima che il cervello umano abbia la capacità di memorizzare qualcosa come 10 miliardi di bits di informazione nel corso di una vita media. La stessa quantità di informazione è contenibile in 1 cm quadrato di lastra olografica. Uno degli aspetti più sorprendenti dei processi del pensiero umano è che ogni piccolo pezzo informazione sembra essere correlato istantaneamente con ogni altro pezzo di informazione, un’altra caratteristica intrinseca all’ologramma. Proprio come l’ologramma ha bisogno di un apparecchio di traduzione capace di convertire una massa indistinta di frequenze in una immagine coerente, così il cervello impiega principi olografici che matematicamente convertono l’informazione neurofisiologica che riceve dai sensi in un mondo interiore di percezioni e pensieri.
Il fisico inglese David Bohm ipotizzò che anche le forze energetiche che regolano le particelle subatomiche possono essere spiegate attraverso il modello olografico. Si è visto che due fotoni gemelli che viaggiano in direzioni opposte sono in grado di correlare i loro angoli di polarizzazione uno in funzione dell’altro. I due fotoni sembrano essere connessi non-localmente. Le particelle accoppiate erano capaci di interagire istantaneamente una con l’altra, indipendentemente dalla distanza che le separava. Fossero a un millimetro o a metri di distanza, comunque, ciascuna particella sembrava che sapesse sempre cosa stesse facendo l’altra. Bohm ipotizzò che il motivo per cui le particelle rimanessero sempre in contatto non era per un qualche misterioso segnale che si inviano avanti e indietro, ma piuttosto che queste particelle non fossero anzitutto entità individuali, ma veramente estensioni della stessa sostanza subatomica. Gli elettroni in un atomo sono connessi alle particelle subatomiche che comprendono ciascun altro atomo. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare e suddividere i vari fenomeni dell’universo, alla fine queste differenziazioni sono artificiali. Tutta la natura potrebbe essere come una rete continua di forze energetiche.
Proprio come ciascuna parte del negativo olografico contiene l’immagine dell’intera figura, così il microsistema auricolare potrebbe contenere l’immagine del corpo intero. Tutti i microsistemi potrebbero funzionare come la risonanza di una eco, schemi di interferenze ondulatorie, segnali energetici che sono trasmessi dalla pelle ai corrispondenti organi interni. Come una piastra olografica, ciascuna parte dell’orecchio potrebbe integrare segnali provenienti da tutte le altre parti del corpo umano.
La riflessologia suggerisce che l’intero individuo e i suoi aspetti funzionali sono proiettati in una parte finita. Una parte “finita” è un microsistema che nella sua unità riflette il sistema a cui appartiene. L’organismo umano è un sistema cibernetico olografico, dove tutto è informato di tutto allo stesso tempo. Dire che “la parte riflette il tutto” è utilizzare un concetto olografico confermato anche dalle somatotopie neuronali.
Un microsistema emette olograficamente delle frequenze che rispecchiano il segnale del sistema globale dal punto di vista elettrodinamico. Inversamente noi possiamo interferire con il sistema globale stimolando alcuni punti di specifica attività sensoriale e comunicativa. Il segnale viene trasmesso alla sede nervosa di smistamento e quindi inviato al distretto definitivo. L’aumento dell’informazione dinamica del sistema significa dare più possibilità di risposta, fluidificare i flussi, uscire dallo stato cristallizzato, vivere con più gradi di libertà.
Un esame ravvicinato della mappatura auricolare di Nogier rivela che la presentazione di organi e tessuti nell’orecchio segue con precisione gli schemi embriologici della sua distribuzione. Organi di origine ectodermica si trovano nel lobo, organi di origine endotermica sono nella conca e organi mesodermici sono nella pinna.
Dolori e disfunzioni organiche sono identificabili come punti dolorosi alla palpazione, oppure cambiano la loro conduttività elettrica rispetto ai punti circostanti, o anche si manifestano come una modificazione della pelle sotto forma di desquamazioni, papule o capillari congesti.
L’organizzazione embrionale si riferisce prevalentemente all’area per i problemi acuti, definiti da Nogier e collaboratori come Fase 1. Col tempo e continue sperimentazioni essi riconobbero che i problemi cronici e degenerativi si presentavano in differenti localizzazioni, identificati come Fase 2 e Fase 3.
La conca è innervata prevalentemente dal nervo Vago (parasimpatico), la maggior parte della pinna è innervata dal nervo Trigemino, il lobo e la superficie posteriore dell’orecchio sono supportate da branche del plesso Cervicale (simpatico).
Oltre al sistema simpatico e parasimpatico non è stata determinata ancora l’importanza di altri nervi sensoriali e motori. La dispersione differenziale dei nervi Craniali fornisce una base embriologica per la divisione funzionale fra regioni auricolari specifiche e corrispondenti parti anatomiche.
Il nervo Trigemino somato-sensoriale innerva le regioni cutanee e muscolari della faccia e alimenta anche le regioni dell’orecchio che corrispondono a funzioni muscolo-scheletriche.
Il nervo Vago innerva organi viscerali toracici e addominali e alimenta anche la regione centrale dell’orecchio che è associata agli organi interni. La conca dell’orecchio è la sola regione del corpo dove il nervo Vago si superficializza alla pelle.
I nervi del plesso Cervicale regolarizzano la fornitura di sangue al cervello e sono associati ai centri cerebrali diencefalici e telencefalici rappresentati sulla parte inferiore del lobo auricolare.
Nella Medicina Classica Cinese non si riconosce il sistema nervoso come concepito nelle scienza medica occidentale. Anche l’auricoloterapia cinese comprende pochi punti che riguardano il cervello e il sistema nervoso. Viceversa i testi della scuola francese ricercano prevalentemente una spiegazione neurologica per il sistema riflesso auricolare.
Negli ultimi decenni si sono avanzate diverse ipotesi che hanno sostanzialmente alterato le conoscenza di base della via del dolore. Oggi si sa che ci sono meccanismi per i quali il sistema nervoso percepisce il dolore e relativi circuiti neurali grazie ai quali il cervello può sopprimere l’esperienza del dolore.
La variabilità del dolore suggerisce l’esistenza di meccanismi in grado di modulare la trasmissione del dolore a livello delle vie che ritrasmettono informazioni dolorifiche e di modificare la reazione emotiva al dolore. Tutte le percezioni comportano un processo di elaborazione e di astrazione dei segnali afferenti sensitivi.
Neuroni. L’unità fondamentale del sistema nervoso centrale è il neurone, un lungo filo sottile di tessuto nervoso, tra i pochi tipi cellulari capaci di trasportare segnali elettrici. I punti di agopuntura sono laddove sotto la pelle c’è un plesso nervoso o dove un nervo innerva un muscolo. Una caratteristica dei neuroni mielinizzati è che la velocità degli impulsi neuronali è incrementata dalla presenza di segmenti di mielina ad alta resistenza elettrica separati da spazi a bassa resistenza elettrica (nodi di Ranvier). Questo aspetto dei neuroni corrisponde alla caratteristica elettrodermica dei punti di agopuntura, una serie di incroci di spazi a bassa resistenza cutanea separati da regioni ad alta resistenza cutanea (non punti).
Nocicettori. Sebbene sia la causa di molte sofferenze indesiderate, il dolore è anche una necessità biologica. La sensazione di dolore scatena riflessi di fuga essenziali per la sopravvivenza.
I segnali di partenza del dolore iniziano con l’attivazione dei terminali di microscopici neuroni nella pelle, nei muscoli, nelle articolazioni, nei vasi sanguigni o nei visceri. Dal momento che questi recettori sensoriali sono eccitati con stimoli nocivi, capaci di danneggiare i tessuti, sono stati chiamati nocicettori. Gli stimoli nocivi attivano i nocicettori depolarizzando la membrana delle terminazioni sensitivi. Bisogna specificare che non tutti gli stimoli nocivi che attivano i nocicettori sono avvertiti come dolorosi. Il dolore indica solo la “percezione” di una sensazione spiacevole. Shock elettrico, calore intenso, freddo intenso o pizzicamento della pelle, portano tutti ad un incremento del tasso di alimentazione (eccitazione) dei nocicettori.
Quei neuroni sensoriali specificamente responsivi al tocco leggero sono chiamati meccanorecettori e quei recettori epidermici sensibili ai cambi di calore o di freddo sono chiamati termorecettori. I nocicettori sono i recettori sensitivi meno differenziati.
Si suppone che gli aghi dell’agopuntura corporea attivino in profondità i nocicettori nei muscoli, mentre i piccoli aghi intradermici dell’auricoloterapia attivano i nocicettori nella pelle.
Vie nervose periferiche. Il dolore è mediato da diverse classi di fibre afferenti nocicettive. Le fibre afferenti dei nervi sensori viaggiano in fasci di nervi che si proiettano dalla periferia (superficie cutanea o muscoli profondi) verso il sistema nervoso centrale sulla linea mediana del corpo. Ciascun neurone è capace di trasportare impulsi elettrici lungo notevoli distanze anatomiche, come dal piede al sacro, o dalle dita della mano al collo. Tutti i neuroni dai meccanorecettori, dai termorecettori e dai nocicettori generici viaggiano insieme come singoli fili di rame in un cavo in estensione. I neuroni sensitivi primari, le cui terminazioni periferiche sono i nocicettori, hanno i corpi cellulari situati nei gangli delle radici dorsali e nel ganglio di Gasser (annesso al Trigemino).
Le categorie di neuroni si distinguono dalla taglia e dalla presenza della guaina di mielina.
I neuroni più sottili, che non hanno copertura di mielina, sono chiamati fibre di Tipo C, e tendono a portare informazioni sul dolore nocicettivo.
L’altro più ampio gruppo di neuroni sono chiamati fibre di Tipo B, che sono più grosse e hanno guaina mielinica, portano tipicamente informazioni sulla temperatura corporea e sull’attività degli organi interni.
I neuroni che hanno il diametro più spesso sono chiamati fibre di Tipo A. I neuroni di Tipo A sono di taglia larga e coperti da mielina, il che li rende conduttori più veloci delle fibre di Tipo B e C. Sono ulteriormente suddivisi in fibre Tipo A•, che portano informazioni da stimoli tattili sottili, attivati dai meccanorecettori, e fibre Tipo A•, che non sono grosse e veloci come le A•• e trasportano informazioni dai termorecettori e dai nocicettori del dolore.
Le fibre A••• che conducono alla velocità di 5-30m m/s, sono più veloci delle fibre di Tipo C (1,5-2 m/s), anch’esse attivate dai nocicettori. Quando ci si fa male, c’è all’inizio l’informazione del primo dolore trasportato dalle fibre di tipo A• e dopo la percezione del secondo dolore trasportato dalle fibre di Tipo C. Il primo dolore è immediato, acuto e breve, come una puntura di spillo, mentre il secondo dolore è più pulsante, penoso e duraturo, come quando ci si brucia o si colpisce una mano con un martello. La sensazione di dolore cronico sembra più relazionato all’azione delle fibre di Tipo C, come se la loro scarica potesse sommarsi nel tempo piuttosto che farci abituare al dolore. Sia le fibre di tipo A• che quelle di tipo C si distribuiscono estensivamente sia alla cute che ai tessuti profondi.
I neuroni più veloci sono le fibre di Tipo A•. Questi motoneuroni trasportano impulsi elettrici dal midollo spinale ai muscoli periferici, completando così l’arco riflesso senso-motorio.
I motoneuroni di Tipo A• sono regolati da un feedback propriocettivo da organi sensori nelle fibre muscolari che servono a regolare il tono muscolare. Scariche neuronali disfunzionali in questo feedback propriocettivo sembrano essere la fonte di contratture muscolari mantenute che portano al dolore miofasciale cronico.
Vie ascendenti. A livello del midollo spinale i segnali nocicettivi afferenti vengono ritrasmessi ai centri cerebrali superiori da neuroni di proiezione. Il meccanismo di natura chimica che utilizza neurotrasmettitori (peptidi e aminoacidi) può essere eccitatorio o inibitorio.
La via ascendente più importante è il tratto spino-talamico. Anche il tratto spino-reticolare invia comunque dei neuroni di proiezione al talamo. La terza via è quella spino-mesencefalica (sostanza grigia periacqueduttale).
Teoria del Gate control (controllo “a cancello” ).
La variabilità della risposta agli stimoli dolorifici suggerisce l’esistenza, all’interno del sistema nervoso centrale, di sistemi modulatori in grado di regolare la sensibilità al dolore. La teoria del controllo “a cancello” fornisce una ipotesi a riguardo. Melzek & Wall (1965) proposero che i neuroni inibitori nel corno dorsale del midollo spinale fossero influenzati da impulsi di neuroni di fibre A e di fibre C. Le fibre A• a conduzione veloce e a bassa soglia (mieliniche), che trasportano informazioni sulla percezione tattile sottile, eccitano i neuroni inibitori a sopprimere l’esperienza del dolore. Le fibre C a conduzione lenta (amieliniche), che trasportano informazioni sul dolore, inibiscono questi stessi interneuroni inibitori. La conseguenza di inibire un neurone inibitore, che agisce sui neuroni di proiezione, risulta essere un ulteriore incremento nella scarica neuronale che ascende verso il cervello nella materia bianca spinale. Quindi, quando vengono attivate le fibre A, per esempio tramite la stimolazione cutanea dei nervi periferici o delle fibre delle colonne dorsali, l’attività dei neuroni di proiezione, e quindi la percezione del dolore, si riduce.
Dalla teoria del “sistema a cancello” è derivata l’ipotesi che la percezione del dolore è influenzata sia dalle afferenze nocicettive che da quelle non nocicettive e che questi segnali possono essere modulati anche da altre stazioni sinaptiche delle vie dolorifiche centrali. Soprattutto si è capito che esistono delle vie discendenti inibitorie che terminano a livello dei neuroni nocicettivi del midollo spinale, che permettono così al cervello di sopprimere l’entrante messaggio dolorifico.
Analgesia prodotta dalla stimolazione. Un supporto empirico dell’esistenza di vie discendenti inibitrici del dolore fu fornito negli anni ‘70 da ricercatori della UCLA University (Mayer e Liebeskind). Si scoprì che la stimolazione elettrica della sostanza grigia periventricolare e periacqueduttale del mesencefalo sopprimeva le risposte comportamentali alla noxa del calore o alla noxa dello shock elettrico. Inoltre la somministrazione locale di morfina in determinate regioni cerebrale provocava una profonda analgesia nei ratti. Quindi l’analgesia indotta dagli oppioidi è mediata dall’attivazione delle vie discendenti che modulano il dolore. Una delle scoperte più sorprendenti fu che l’analgesia prodotta dalla stimolazione poteva essere annullata dall’antagonista degli oppioidi naloxone. La distribuzione dei siti cerebrali in cui agiva la morfina si sovrapponeva a quella dei siti la cui stimolazione provocava analgesia.
Il cervello dispone anche di peptici oppioidi endogeni (endorfine, encefaline) che si legano a corrispondenti recettori distribuiti nel sistema nervoso centrale. Queste sostanze si trovano nei neuroni dell’ipotalamo e sono rilasciate nel circolo ematico in risposta allo stress. Regioni del ponte e del bulbo che proiettano al midollo spinale utilizzano come neurotrasmettitori serotonina e noradrenalina. Queste sono le vie discendenti che giocano un ruolo fondamentale nella modulazione della trasmissione nocicettiva da parte delle strutture sovraspinali. La distruzione di questi neuroni riduce drasticamente gli effetti analgesici degli oppioidi somministrati per via sistemica.
Successive ricerche eseguite da Oleson sulle scimmie dimostrarono che il talamo è nei primati il sito con effetto analgesico più potente in seguito a stimolazione. La ricerca su pazienti umani ha confermato che i messaggi di dolore nocicettivo attivano l’emissione di positroni (rilevabile con la PET) nella zona periacqueduttale, nel talamo, nell’ipotalamo, nella corteccia somatosensoriale e prefrontale. Queste sono le stesse aree del tronco encefalico e del talamo capaci di sopprimere i messaggi di dolore.
E’ indubbio che il dolore è una forma di percezione molto più complessa rispetto alle altre modalità sensitive, ed è fortemente influenzato dalle emozioni, dalle condizioni ambientali e dall’esperienza. Le conoscenze attuali sono ancora frammentarie e lasciano ancora spazio a nuove ipotesi sull’attivazione dei circuiti neurali ad azione analgesica. Mentre la connessione diretta tra i punti auricolari e queste vie cerebrali antinocicettive non sono ancora state investigate, le ricerche neurofisiologiche dell’agopuntura corporea suggeriscono che le regioni del cervello relative all’inibizione del dolore sono anche sensibili alla stimolazione degli agopunti.
Il padiglione auricolare è formato da tessuto cartilagineo che si organizza intorno al forame uditivo, il quale penetra in profondotà verso il cranio. All’esterno del forame si notano due conche aderenti al piano osseo: l’emiconca superiore (conca cymba) e l’emiconca inferiore (conca cavum), divise da una sporgenza cartilaginea, la radice dell’elice. L’elice circoscrive tutto il padiglione e termina nel lobulo, un bordo semicircolare libero non cartilagineo. Sul contorno dell’elice si nota una soluzione di continuità: il tubercolo di Darwin (negli animali corrisponde alla punta dell’orecchio). Il piano sottostante il rilievo dell’elice è chiamato antelice. Al suo interno si nota una depressione: la fossetta triangolare. Tra elice e antelice, c’è una depressione longitudinale, la scafa (doccia scafoidea). Il forame uditivo è protetto da una sporgenza cartilaginea, il trago, antistante un’altra sporgenza, l’antitrago, che è il prolungamento dell’antelice, i due sono divisi dalla incisura intertragica.
Le conche hanno particolare risonanza con i visceri e gli organi interni.
La radice dell’elice corrisponde al diaframma e all’influsso che questo muscolo ha sulle funzioni digestiva, cardiocircolatoria e respiratoria.
La parte dell’elice che si inserisce nel cranio (ginocchio dell’elice), proietta i genitali esterni. Il tubercolo dell’elice allevia i dolori somatici.
Il bordo dell’antelice dietro l’emiconca inferiore è sede della proiezione cervicale della colonna vertebrale, il tratto dietro l’emiconca superiore della proiezione dorsale, la zona lombosacrale si posiziona sopra l’emiconca superiore, immediatamente sotto alla radice inferiore dell’antelice.
La radice superiore dell’antelice proietta l’arto inferiore.
La fossetta triangolare è sede delle funzioni riproduttive della cavità pelvica.
Nella doccia scafoidea troviamo le proiezioni dell’arto superiore.
Sul trago si proiettano diverse funzioni neuronali del sistema nervoso centrale.
Nella parte interna della fessura intertragica si riflettono funzioni ormonali e stimoli alla secrezione delle ghiandole.
Anche sull’antitrago si proiettano funzioni neuro-ormonali.
Sul lobulo si rilevano funzioni sensoriali relative al viso.
La stimolazione auricolare è appropriata nel trattamento integrato con altri interventi terapeutici.
E’ diffusamente usata nel trattamento del dolore acuti e cronici.
Molti agopuntori ritengono che la stimolazione auricolare sia più gratificante di quella corporea per il trattamento di problemi psico-emozionali, alimentari e allergici.
Recenti esperienze cliniche sono incoraggianti riguardo l’utilizzo della medicina auricolare nel trattare i disordini da deficit di attenzione, disordini di iperattività, balbuzie.
Inoltre l’auricoloterapia ha mostrato di essere utile per problemi di origine organica e ormonale.
Controindicazioni assolute includono il rifiuto dei pazienti del trattamento, orecchie deformi o infette. Relative controindicazioni possono essere ritenute la gravidanza, il cancro, il trapianto di organi. Si tratta più che altro di precauzioni perché non esistono prove che questa pratica possa ingenerare una recrudescenza del cancro o un rigetto di organi, tanto che non sono generalmente ritenute controindicazioni dagli agopunturi. Altre controindicazioni possono includere condizioni chirurgiche, scoagulazioni, malattie congenite e cromosomiche.
Importanti medicazioni neurolettiche possono diminuire l’informazione neurologica ottenuta dalla diagnosi così come il responso al trattamento, sebbene questo non preclude il trattamento di pazienti con queste medicazioni.
L’uso della stimolazione auricolare nei pazienti con pacemakers cardiaci dovrebbero essere fatti con cautela, sebbene non sono stati riportati dati significativi di aritmia cardiaca dall’uso della stimolazione auricolare in letteratura medica.
L’ispezione generale dell’orecchio esterno può rivelare aree di anormalità che includono: vascolarità localmente incrementata, croste, tessuto desquamato, papule. La palpazione manuale di aree che sono associate con dolori corporei o disfunzioni possono essere insolitamente sensibili. Questa sensibilità può essere accentuata con una sonda metallica con punta arrotondata. Apparecchi elettrici identificano punti di conduzione elettrica incrementata o decrementata rispetto ai tessuti circostanti. Normalmente l’orecchio è elettricamente silente, ma le aree dell’orecchio che sono associate a dolore e disfunzione diventano elettricamente attive.
Il trattamento di punti disturbati nell’orecchio può avere un effetto eclatante nel corso di un problema di dolore o disfunzione. Il trattamento dei punti auricolari disturbati ha lo scopo di correggere la base del disturbo corporeo attraverso i suoi effetti sul sistema nervoso autonomo e i suoi susseguenti effetti sul cervello e quindi sul corpo.
I punti che esibiscono iperattività hanno una conduttività elettrica eccessiva e sono trattati con sedazione (dispersione). Similmente, i punti che esibiscono ipoattività hanno una decresciuta conduttività e sono trattati con tonificazione.
Le tecniche di dispersione includono l’applicazione di una corrente elettrica negativa, di una sferetta, di un ago argentato o di metallo bianco, del polo nord di un magnete, o di un massaggio auricolare per diminuire la sua attività e disperdere l’energia in eccesso.
Le tecniche di tonificazione includono l’applicazione di una corrente elettrica positiva, di una sferetta, di un ago dorato, del polo sud di un magnete o di un massaggio auricolare per incrementare l’energia deficitaria.
Il trattamento può essere applicato su basi giornaliere o una o due volte la settimana. Come qualsiasi intervento medico, i risultati clinici sono variabili: alcuni pazienti rispondono profondamente con un singolo trattamento mentre altri hanno bisogno di ripetere più trattamenti per avere una risposta clinica.
L’ispezione visiva dell’orecchio dovrebbe essere effettuata prima che la superficie sia pulita o manipolata. Attributi fisici della superficie epidermica come macchie scure, scaglie bianche, desquamazioni, protrusioni, creste, etc. sono stati associati a specifiche condizioni cliniche, il cui valore diagnostico è stato enfatizzato da studi clinici (Kvirchishvili 1974, Romoli & Vettoni 1982).
PALPAZIONE.
Per il controllo della reattività carezzare dolcemente ampie regioni dell’orecchio esterno, quindi palparle col pollice avanti e l’indice dietro. E’ importante sviluppare la consapevolezza tattile del paziente nelle varie aree: seguire i contorni cartilaginei dell’antelice e la cresta curva dell’elice, tirare in giù il lobo, esplorare le profondità della conca. E’ possibile applicare un massaggio auricolare.
MASSAGGIO AURICOLARE
Accarezzare ampie regioni dell’orecchio esterno strofinando il pollice contro la zona frontale dell’orecchio, mentre la punta dell’indice è tenuta contro il lato posteriore dell’orecchio come supporto. Prima accarezzare dall’alto al basso il trago quindi propagare l’accarezzamento lungo il lobo, per generare un senso generale di calma. Successivamente accarezzare dall’inizio della radice dell’elice (punto Zero) e risalire lungo la curva dell’elice, fino alla base della coda dell’elice. Procedere con l’accarezzamento attraverso la coda dell’antelice, cominciando dalla base risalire lungo la curva. Massaggiare dal crinale interno dell’antelice all’esterno verso la fossa scafoide e l’orlo dell’elice. Strofinare l’orlo e la parete dell’antelice e poi sfiorare dall’alto verso il basso la conca superiore, il crinale della conca e la conca inferiore. Terminare massaggiando il retro dell’orecchio (per rilevare spasmi che producono tensioni muscolari e limitazione articolare).
Un massaggio longitudinale discendente lungo l’esterno dell’elice o dell’antelice tende a tonificare i muscoli ed eccitare l’attività simpatica, mentre un massaggio ascendente tende a rilassare i muscoli e a valorizzare il tono parasimpatico.
Un massaggio radiale centrifugo dal Punto Zero attraverso la conca stimola la sedazione parasimpatica e il rilascio viscerale.
Massaggiare il trago verso il basso e verso l’esterno, dal superiore all’inferiore, può aumentare la reazione cellulare e la comunicazione interemisferica, mentre massaggiare il trago verso l’alto e verso l’interno, dall’inferiore al superiore, tende a rallentare il metabolismo e a calmare la comunicazione interemisferica tra i due lati del cervello.
MICROPRESSIONE AURICOLARE
Per identificare aree di elevata sensibilità far scorrere localmente una stilo metallico con punta arrotondata. Chiedere al paziente se un punto è più sensibile di un altro e osservare l’espressione del viso ed eventuali smorfie di dolore.
Concentrare l’attenzione sulle aree sospettate di essere reattive per la loro corrispondenza con le parti del corpo sede di dolore o patologia riportate dal paziente Se diversi punti di un’area si sono dimostrati sensibili, esaminare selettivamente ciascun punto per determinare quello più dolente. (Più il punto è dolente più il problema è serio. La sensibilità del punto compare 12 ore dopo l’evento, diventa più dolente se le condizioni peggiorano e scompare 7 giorni dopo che il disturbo è stato corretto.) Il micromassaggio di un punto reattivo può all’inizio condurre ad un incremento del dolore nel punto, ma la sensibilità può diminuire o scomparire continuando il micromassaggio. Applicare un movimento circolare, la direzione della pressione da adottare è quella che provoca meno disturbo al paziente. Il massaggio di ciascun punto dura 1-2 minuti.
MONITORAGGIO DELLA RISPOSTA COMPORTAMENTALE
E’ necessario stabilire il grado di dolorabilità dei punti a cui è applicata la pressione.
Si può utilizzare una scala numerica di sensibilità riferita dal pz: 1 = leggera, 2 = moderata, 3 = forte, 4 = molto forte. Una evidente smorfia è segno che è stato localizzato un punto auricolare reattivo (“segno della smorfia” di Nogier).
I cinesi hanno sviluppato una valutazione dei gradi di sensibilità basata su risposte espressive e verbali del pz.: (-) per nessun dolore; (+) se trasalgono o dicono “aih”; (++) se aggrottano le sopracciglia; (+++) se rabbrividiscono; (++++) se schivano o dicono che il dolore è insopportabile.
Tra tutti i metodi di diagnosi auricolare l’esame dell’orecchio con un indicatore elettrico è il più affidabile e il meno avverso. Anche piccoli cambi nella resistenza elettrica della pelle possono essere determinati da investigazioni elettriche. Prima pulire la pelle con alcol per rimuovere eventuali fonti di resistenza epidermica. Usare un cerca-punti auricolare elettrico.
I punti auricolari sono piccoli e superficiali e hanno una resistenza elettrica più bassa degli agopunti corporei. In alcuni casi è necessario stabilire una soglia individuale posizionando la sonda sul “Punto Zero” o sullo “Shen Men” e incrementarne la sensitività di investigazione finché appare il segnale sonoro o luminoso indicante la conduttanza elettrica. Quindi lentamente ridurre la sensitività finché il punto è solo leggermente individuato. Dovrebbe essere possibile trovare questi due punti Maestri in tutte le persone esaminate, e solitamente sono reattivi perché indicano gli effetti dello stress quotidiano personale. Shen Men e Punto Zero possono comunque non essere i punti più elettricamente attivi dell’orecchio di un paziente. Lentamente muovere la sonda attraverso le regioni dell’orecchio, mantenendola perpendicolare alla superficie, per determinare i punti con conduttanza elettrodermica aumentata (resistenza epidermica diminuita). La pressione è ferma ma non troppo forte. Non sollevare o dare colpetti con la sonda.
L’altra mano supporta il retro dell’orecchio.
SELEZIONE DEI PUNTI AURICOLARE PER IL TRATTAMENTO
La selezione dei punti si basa sui seguenti criteri:
– In riferimento alle aree corrispondenti sul corpo che esibiscono dolore o patologia.
– In base alla reattività selettiva, come indicata da colore o forma anormale, sensibilità o risposta elettrodermica aumentata, cambi nella pulsazione VAS.
– Funzione di un punto secondo gli studi e l’esperienza clinica.
– Funzione di un punto secondo la teoria energetica dei canali e degli organi/visceri della medicina tradizionale cinese.
– Funzione di un punto in rapporto ai sintomi e alla diagnosi medica occidentale.
Trattare pochi punti alla volta e rivolgersi al problema principale se ci sono più disturbi da affrontare (nella pratica clinica si utilizzano massimo cinque).
Preferire sempre i punti sensibili alla palpazione o elettricamente conduttivi.
Agire ipsolateralmente per disturbi unilaterali e bilateralmente per le condizioni generali.
Se il paziente mostra disordini di lateralità, trattare per primo il punto Maestro Oscillazione, dopodiché andrebbero stimolati i corrispondenti punti su entrambe le orecchie.
Prima trattare i punti anatomici che corrispondono alle aree dei sintomi corporei, quindi trattare i punti Maestri.
L’auricoloterapia ha fornito un importante contributo all’utilizzo di pratiche non-convenzionali e non invasive. La rappresentazione somatotopica del corpo sull’orecchio dispone di una identificazione affidabile grazie alla ricerca clinica e alla pratica. Il trattamento dell’orecchio spesso conduce ad un miglioramento del dolore o del problema funzionale.